1. Dati di incidenza e indagini epidemiologiche sulle vittime
2. Costi della violenza domestica
3. Distribuzione per età della violenza domestica
4. Numero di decessi
1. Dati di incidenza e indagini epidemiologiche sulle vittime
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la violenza domestica è un fenomeno diffuso che comprende tutte le forme di abuso e i comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. La definizione di violenza domestica comprende tutte le azioni e i comportamenti volti ad affermare il potere e il controllo sull’altra persona, sulle sue azioni e sul suo pensiero. Pertanto, non si limita solo all’abuso fisico, ma può essere anche verbale, emotiva, psicologica, finanziaria e sessuale. La violenza domestica è agita principalmente da uomini contro donne e si verifica all’interno delle mura domestiche, tra coniugi o conviventi, cioè nell’ambiente che dovrebbe essere considerato il più sicuro. La violenza domestica: definizione, forme e conseguenze (nonsolopedagogia.it)
In Italia, con l’acronimo ISTAT si intende l’Istituto Nazionale di Statistica, l’ente pubblico di ricerca italiano responsabile dei censimenti e delle indagini sociali ed economiche. Secondo i dati dell’indagine campionaria, condotta nel 2015 in Italia (Istat.it – Violenza sulle donne) e desunti da circa 25.000 interviste a donne tra i 16 e i 79 anni, la violenza colpisce 1 donna su 3 (31,5%: 6 milioni, 788 mila donne). Inoltre, poiché gli abusi sono spesso ripetuti, la stima reale degli episodi di violenza in Italia è di circa 14 milioni in un anno (https://www.ingenere.it/news/i-costi-tragici-della-violenza-sulle-donne).
Il quotidiano italiano “Il Sole 24 ore” (08/1/2020) afferma che la violenza di genere contro le donne si manifesta in varie forme e con varie condotte misogine, come maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, lavorativa, economica, patrimoniale, familiare e comunitaria. La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE
La violenza durante la gravidanza è stimata intorno all’11,8%. Nelle donne che hanno subito violenza durante la gravidanza in poco meno di un caso su quattro (23,9%) la violenza è diminuita rispetto al periodo precedente, mentre per l’11,3% delle donne è aumentata e per il 5,7% è iniziata proprio con la gravidanza. Istat.it – Violenza sulle donne
La tabella 1 mostra i tipi di violenza più frequenti di cui sono state vittime le donne in Italia nel 2015
Tabella 1. Tipi di violenza più frequenti in Italia (10 mila donne).
Violenza fisica e sessuale
Come emerge dai dati Istat (2015 Istat.it – Violenza sulle donne), le donne in Italia hanno subito nella loro vita almeno una forma di violenza fisica o sessuale: il 21% (4 milioni 520 mila) ha subito violenza sessuale, il 20,2% (4 milioni 353 mila) violenza fisica. Il 5,4% (1 milione 157 mila) ha subito le forme più gravi di violenza sessuale, come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Tra le forme di violenza fisica, le donne subiscono minacce nel 12,3% dei casi, vengono spintonate o spinte (11,5%) e ricevono schiaffi, calci, pugni e morsi nel 7,3% dei casi. Altre volte vengono colpite con oggetti dolorosi (6,1%). Meno frequenti sono le forme più gravi come il tentativo di strangolamento, le ustioni, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi.
Per quanto riguarda la violenza sessuale, le forme più diffuse sono le molestie fisiche, cioè, essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenza (4,7%), lo stupro (3%) e il tentato stupro (3,5%).
Per 3 milioni di donne in Italia, pari al 13,6% delle donne italiane, la violenza fisica o sessuale è perpetrata dal partner attuale (5,2%, pari a 855.000) o dall’ex partner (18,9%, pari a 2 milioni e 44.000).
Il 24,7% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale da un non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.
Le forme più gravi di violenza sono perpetrate da partner, parenti o amici. Infatti, il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o ex, mentre il 3,6% da parenti e il 9,4% da amici. Queste violenze avvengono prevalentemente in casa della vittima (58,7%).
Anche la violenza fisica (come schiaffi, calci, pugni e morsi) è per lo più opera di partner o ex partner. I dati Istat 2015 (2015 Istat.it – Violenza sulle donne) mostrano che più di una donna su tre tra quelle vittime di violenza da parte del partner ha riportato ferite, ematomi, contusioni o altre lesioni (37,6%).
Nella maggior parte dei casi si tratta di contusioni, ma circa il 20% delle vittime è stata ricoverata in ospedale a causa delle ferite riportate, che in quasi un quarto dei casi sono risultate gravi e hanno richiesto cure mediche. Più di un quinto delle vittime ricoverate ha riportato danni permanenti.
Tra le donne straniere vittime di violenza da parte del partner l’incidenza delle lesioni raggiunge il 44,5% dei casi. La maggior parte delle donne che hanno avuto un partner violento in passato lo ha lasciato proprio a causa della violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale della rottura della relazione e per il 26,8% è stata una parte importante della decisione.
Le donne straniere (Tabella 2¸Istat.it – Violenza sulle donne) hanno subito violenza fisica o sessuale in misura simile alle donne italiane nel corso della loro vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente tra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Tuttavia, le donne straniere sono molto più soggette a stupri e tentativi di stupro (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) sono le donne straniere che subiscono più violenza.
Le donne straniere, a differenza di quelle italiane, subiscono violenza (fisica o sessuale) soprattutto dal partner o dall’ex partner (20,4% contro 12,9%) e meno da altri uomini (18,2% contro 25,3%). Le donne straniere che hanno subito violenza da un ex partner sono il 27,9%, ma per il 46,6% di queste la relazione è terminata prima del loro arrivo in Italia.
Tabella 2. Donne di età compresa tra 16 e 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da parte di un uomo nel corso della loro vita per tipo di autore, tipo di violenza subita e cittadinanza. Anno 2014 (per 100 donne con le stesse caratteristiche).
Fonte: Istat.it – Violenza sulle donne
Confrontando le due ultime indagini ISTAT, risulta che nel 2014 si è ridotta la violenza fisica e sessuale da parte del partner attuale e dell’ex partner ed è diminuita anche la violenza sessuale ( in particolare le molestie sessuali, dal 6,5% al 4,3%) perpetrata da uomini diversi dal partner. Tuttavia, non ci sono cambiamenti nei dati sulla violenza nelle sue forme più gravi (stupro e tentato stupro) e sulla violenza fisica da parte di non partner, mentre è aumentata la gravità della violenza subita.
Il grafico 1 identifica le varie forme di violenza fisica e sessuale, nelle due più recenti indagini ISTAT (2006-2014).
Tabella 1: Donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da parte di un uomo e tipologia di violenza. Anni 2006 e 2014 (per 100 Donne)
STAT_TODAY_Stereotypes (www.istat.it ) afferma che nel 2023 il 48,7% degli intervistati ha ancora almeno uno stereotipo sulla violenza sessuale. Il 39,3% degli uomini pensa che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non vuole, e quasi il 20% pensa che la violenza sia causata dal modo in cui le donne si vestono.
Violenza psicologica ed economica
In Italia, oltre alla violenza fisica o sessuale, le donne con partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, ovvero comportamenti di umiliazione, svalutazione, controllo e intimidazione, nonché privazione o limitazione dell’accesso ai propri beni economici o familiari. La violenza psicologica comprende quindi il ricatto, il comportamento passivo-aggressivo, il gaslighting (processo di manipolazione di una persona con l’obiettivo di farla dubitare di se stessa e della sua stessa sanità mentale), la minaccia, la violenza morale, la violenza sociale (bullismo, mobbing) e l’abuso emotivo e psicologico.
La violenza economica, invece, è una violenza che comprende “atti di controllo e monitoraggio del comportamento della donna in termini di utilizzo e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di trattenere le risorse economiche, o attraverso l’esposizione al debito, o impedendo alla donna l’accesso alle risorse stesse “
Violenza economica |Violenza economica | Cos’è, quanto è diffusa e come contrastarla (lenius.it). La violenza economica è una forma di abuso meno evidente di quella fisica o verbale, ma altrettanto devastante. Impedisce alla vittima di avere un’indipendenza economica, creando un ciclo di dipendenza e vulnerabilità. Cos’è la violenza economica sulle donne (laleggepertutti.it)
Nel 2014, il 26,4% delle donne in Italia ha subito violenza psicologica o economica dal partner e il 46,1% da un ex partner (Istat.it – Violenza sulle donne).
Fortunatamente la violenza psicologica è in diminuzione rispetto alla precedente indagine Istat (del 2006): la violenza commessa dal partner attuale passa dal 42,3% al 26,4%. Anche l’incidenza delle violenze meno gravi, cioè non accompagnate da violenza fisica e sessuale, diminuisce (dal 35,9% al 22,4%).
Il grafico 2 illustra la violenza psicologica ed economica nelle due più recenti indagini Istat ( Istat.it – Violenza sulle donne), da cui si evince che la violenza psicologica è in netto calo rispetto al 2006; quella commessa dal partner attuale passa dal 42,3% al 26,4%. Diminuisce l’incidenza soprattutto delle violenze meno gravi, cioè non accompagnate da violenza fisica e sessuale (dal 35,9% al 22,4%). Nel 2014, la violenza psicologica più grave (minacce e l’essere chiuse in casa o seguite) ha colpito l’1,2% delle donne in coppia, per un totale di 200.000 donne, mentre i figli sono stati oggetto di minacce e ritorsioni per circa 50.000 donne (0,3%).
Grafico 2. Donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza psicologica ed economica da parte di un uomo e tipo di violenza subita. Anno 2006 e 2014 (per 100 donne)
I dati provvisori dell’Istat (maggio luglio 2023) mostrano una minore tolleranza della violenza fisica nelle coppie. Tuttavia, il 10,2% delle mogli/compagne intervistate, almeno tra le giovani, dichiara di accettare ancora il controllo dell’uomo sulle proprie comunicazioni (cellulare e social). STAT_TODAY_Stereotipi (istat.it).https://www.istat.it/it/files/2023/11/STAT_TODAY_Stereotipi.pdf
Stalking
In Italia, l’indagine Istat 2015 (Istat.it – Violenza sulle donne.) afferma che le donne che hanno subito stalking (atti persecutori con frequenza superiore a tre episodi per almeno una tipologia di atto persecutorio da parte di qualsiasi autore), sono circa 3 milioni 500 mila, pari al 16,1% delle donne.
Di queste più di 1 milione 500 mila lo hanno subito dall’ex partner. Si stima che il 21,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni (ovvero 2 milioni 151 mila) abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nel corso della propria vita. Se si considerano le donne che hanno subito atti di stalking più volte, queste sono il 15,3%. Nel solo anno relativo ai 12 mesi precedenti l’indagine (Istat.it – Violenza sulle donne.), le vittime di stalking da parte di ex partner sono state 147 mila, pari all’1,5% delle donne (11,4% nel caso di donne che hanno rotto con l’ex partner negli ultimi 12 mesi), mentre sono 478 mila (2,2%) le donne che dichiarano di essere state perseguitate da altre figure; nei casi di autori diversi dall’ex partner, le donne sono state perseguitate da conoscenti (nel 4,2% dei casi), da sconosciuti (3,8%), da amici o compagni di scuola (1,3%), da colleghi o datori di lavoro (1,1%), da parenti e da partner con cui la donna aveva una relazione al momento dell’intervista (entrambi nello 0,2% dei casi). Gli autori di stalking erano uomini nell’85,9% dei casi, donne nel 14,1% dei casi.
Il 78% delle vittime non si è rivolto a nessuna istituzione o ha cercato aiuto da servizi specializzati; solo il 15% si è rivolto alle forze dell’ordine, il 4,5% a un avvocato e l’1,5% ha cercato aiuto da un servizio o centro antiviolenza o anti-stalking.
Tra queste, solo il 48,3% delle donne che si sono rivolte alle istituzioni o ai servizi specializzati ha successivamente sporto denuncia o querela, il 9,2% ha sporto denuncia, il 5,3% ha chiesto un ammonimento e il 3,3% ha intentato una causa civile, mentre il 40,4% non ha fatto nulla. Tra le vittime che non si sono rivolte alle istituzioni o ai servizi specializzati, una su due ha dichiarato di non averlo fatto perché ha gestito la situazione da sola. La tabella 3 mostra i dati ISTAT 2015 sullo stalking.
Tabella 3. Donne da 16 a 70 anni che hanno subito stalking nella vita da un ex partner o da un’altra persona. Anno 2014 (per 100 donne)
Fonte: Istat.it – Violenza sulle donne
Ricoveri e richieste di aiuto
Dal 2020, anno in cui la violenza di genere è cresciuta in modo esponenziale anche a causa della convivenza forzata dovuta al lockdown in corso di COVID, l’Istat conduce anualmente l’Indagine statistica sugli utenti dei centri antiviolenza, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e le Regioni. Violenza di genere: quali sono i reati più diffusi (laleggepertutti.it)
Secondo l’indagine, tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 95,2% ha subito almeno una violenza tra cui: minacce, stalking, violenza psicologica ed economica, il 66,6% ha subito violenza fisica e il 19,8% violenza sessuale, che si associano alla violenza psicologica nel 90,5% dei casi. Poche donne (2%) hanno subito forme di violenza quali quelle descritte dalla Convenzione di Istanbul, come il matrimonio forzato o precoce, le mutilazioni genitali femminili, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata, che in Italia non sono pratiche così diffuse come in altri Paesi.
Come noto, quindi, la pandemia da Covid-19 ha generato un ulteriore aggravamento del fenomeno. Secondo l’Istat Istat.it – Violenza sulle donne nel 2021, le donne ricoverate per violenza sono state 1083, per un totale di 1171 ricoveri nell’anno.
Nel 2021, ci sono stati 4,4 accessi al Pronto Soccorso di donne con indicazione di violenza ogni 10.000 residenti. Le donne di età compresa tra 18 e 34 anni sono state le più colpite (8,8 per 10.000), seguite dalle donne di età compresa tra 35 e 49 anni (7,2 per 10.000). I tassi di accesso al Pronto Soccorso delle donne straniere con diagnosi di violenza sono tre volte superiori a quelli delle donne italiane.
Dopo una significativa diminuzione di questi ricoveri registrata nel 2020 in corso di pandemia COVID (29,9% rispetto al 2019), a causa dell’elevata difficoltà di accesso all’ospedale, la crescita degli accessi nel 2021 è stata maggiore rispetto al totale dei ricoveri ordinari (+12,4% vs. +5,6% nel 2020).
I tassi di ospedalizzazione delle donne con diagnosi di violenza sono più alti per le minorenni, sono vicini alla media per le donne adulte tra i 35 e i 49 anni e più bassi dopo i 50 anni.
Le donne ricoverate per violenza hanno più spesso una storia di ricoveri ripetuti. Considerando il quinquennio 2017-2021, ci sono state 6211 donne con almeno un ricovero con diagnosi di violenza, per un totale di 8645 ricoveri totali.
Nel quinquennio 2017-2021, sia per i ricoveri in Pronto Soccorso che per le ospedalizzazioni, le diagnosi più frequentemente associate alla violenza sono relative a traumi (fratture, ferite, contusioni, ustioni), avvelenamenti e disturbi mentali (soprattutto disturbi emotivi, alcuni disturbi dell’adattamento e disturbi reattivi, abuso di cannabinoidi, abuso di droghe senza dipendenza, disturbi d’ansia, disturbi dissociativi e somatoformi).
Nel periodo tra marzo e ottobre 2020, le chiamate al numero antiviolenza italiano 1522 sono aumentate del 71,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il numero di pubblica utilità 1522 durante la pandemia (periodo marzo-ottobre 2020) (istat.it). Tra i motivi di contatto con il numero verde, sono raddoppiate le chiamate per “richieste di aiuto da parte di vittime di violenza” e “segnalazioni per casi di violenza” (Istat, 2020). Nel periodo di riferimento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le chiamate sono aumentate del 107%. Anche le chiamate per informazioni sui Centri Antiviolenza sono cresciute (+65,7%). Il numero di chiamate valide ha continuato ad aumentare nel primo trimestre del 2021. Nello stesso trimestre, le chiamate per “segnalazioni di casi di violenza” sono aumentate del 109% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
È inoltre importante sottolineare che nello stesso periodo considerato le persone che hanno chiamato il 1522 per la prima volta sono state l’84,8%, di cui l’88,1% sono state vittime dirette di violenza Violenza sulle donne, Istat: nel 2021 in aumento le chiamate al 1522 (difesapopolo.it)
Tuttavia, il fenomeno della violenza è ancora largamente sommerso: è ancora alta la quota di donne che non parla della violenza subita (28,1% nei casi di violenza da partner, 25,5% per la violenza da non partner) e di quelle che non la denunciano (solo il 12,2% delle donne denuncia la violenza subita dal partner, il 6% da non partner). Preoccupante è anche il fatto che solo il 35,4% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale da parte del partner ritiene di essere stata vittima di un crimine; il 44% afferma che si è trattato di qualcosa di sbagliato, ma non lo considera un crimine; mentre il 19,4% considera la violenza subita solo come un fatto accaduto.
L’indagine evidenzia anche come le forme di violenza socialmente considerate “più gravi”, come la violenza fisica o sessuale, tendano a essere considerate un crimine in misura maggiore rispetto ad altre forme di violenza, e siano anche più spesso denunciate. In questo senso, è importante sensibilizzare le donne su ciò che hanno subito e sulle diverse forme che la violenza può assumere (La-cultura-della-violenza_2.pdf (exactdn.com)
Per quanto riguarda la distribuzione delle forme di violenza per fasce di età, le donne tra i 30 e i 39 anni hanno subito soprattutto violenza fisica (71,4%). La violenza sessuale colpisce maggiormente le donne sotto i 16 anni (53,4%) e quelle tra i 16 e i 29 anni (33,7%). Tra le e donne di 30 anni o più viene riferito di aver subito almeno una forma di violenza come minacce, stalking, violenza psicologica o economica. Nella maggior parte dei casi, le diverse forme di violenza si sommano tra loro: Il 16% delle donne ha subito un solo tipo di violenza, il 27% due tipi di violenza, il 27% tre. Il 30% delle donne ha subito più di 4 tipi di violenza tra quelle indagate. La durata della violenza varia a seconda del tipo di violenza subita. Una storia di abuso più lunga, che dura almeno 5 anni, riguarda il 75% delle donne che hanno subito violenza fisica e quasi tutte quelle che hanno subito almeno una minaccia, stalking, violenza fisica o psicologica. Diversamente, tra le donne che iniziano il percorso a seguito di un singolo episodio di violenza, la forma di violenza più rappresentata è quella sessuale (78,2%) contro, ad esempio, il 30% di quella fisica (Violenza di genere: quali sono i reati più diffusi (laleggepertutti.it)
Fonti:
La violenza domestica: definizione, forme e conseguenze (nonsolopedagogia.it)
Istat.it – Violenza sulle donne
I costi tragici della violenza sulle donne | inGenere.
Istat.it – Violenza sulle donne
La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE.
Istat.it – Violenza sulle donne.
STAT_TODAY_Stereotypes (istat.it)
Violenza economica | Cos’è, quanto è diffusa e come contrastarla (lenius.it)
Cos’è la violenza economica sulle donne (laleggepertutti.it)
Violenza di genere: quali sono i reati più diffusi (laleggepertutti.it)
Il numero di pubblica utilità 1522 durante la pandemia (periodo marzo-ottobre 2020) (istat.it)
Violenza sulle donne, Istat: nel 2021 in aumento le chiamate al 1522 (difesapopolo.it).La-cultura-della-violenza_2.pdf (exactdn.com)
2. I costi della violenza domestica
I costi della violenza domestica sono piuttosto elevati in Italia, sia monetari che non monetari.
Secondo la fonte Quali sono i costi della violenza sulle donne? – Diversity Management (diversity-management.it i costi monetari sono sia i costi diretti del sistema sia i cosiddetti moltiplicatori economici. Questi ultimi sono, ad esempio, quelli relativi alle istituzioni e sociali: costi sanitari, giorni di lavoro persi, prestazioni lavorative mancate o ridotte, impatti sulla produttività.
I costi non monetari, invece, si basano sulla sofferenza; pur nella difficoltà di quantificazione, sono stati considerati i relativi moltiplicatori sociali sulla qualità della vita, sulle relazioni intrafamiliari ed extrafamiliari e, in particolare, i costi della violenza sui minori, che in realtà non sono pienamente quantificabili, ma solo stimabili (https://www.weworld.it/pubblicazioni/2013/QuantoCostaIlSilenzio_SHORT/files/assets/common/downloads/publication.pdf).
Come afferma il quotidiano Il Sole 24 ore (08/1/2020): “Non riusciamo a capire cosa si agita nel buio calato dopo l’uccisione o la violenza perpetrata su una donna. Siamo abituati a considerarla una statistica. Dietro quella donna vittima della follia umana, ci sono famiglie, bambini o giovani, che avranno non solo difficoltà emotive, ma anche difficoltà materiali e, ahimè, per quanto possa sembrare crudo, costi economici di vita” La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE
Il femminicidio e la violenza sono associati anche alla perdita di capitale umano, a un costo monetario e psicologico, emotivo per i figli, i parenti e gli amici della vittima, nonché a un costo investigativo, giudiziario, sanitario e carcerario per l’autore della violenza.
Per l’Istat, il costo della violenza domestica, stimato per difetto nel 2013, è di 16,7 miliardi di euro all’anno. I costi della violenza rappresentano quindi circa l’1% del Prodotto Interno Lordo. Per contro, per gli interventi di prevenzione e contrasto, la spesa è di soli 6,3 milioni di euro.
La ricerca di Vingelli, Badalassi, Franca et al. (2013) denominata “Quanto costa il silenzio” stima in un anno 14,2 milioni di episodi di violenza. Da quanto emerge, il costo che grava sulle vittime e sulla società nel suo complesso è di 17 miliardi l’anno, tre volte il costo degli incidenti stradali. Si tratta di varie voci: legale, di politica pubblica, farmacologica, medica e di sostegno sociale. Questi sono i costi principali per le donne, le famiglie e i bambini, a cui si aggiungono i cosiddetti costi indiretti della mancata partecipazione alla vita democratica e alla vita lavorativa.
Lo studio di Vingelli et al. (2013) mostra la seguente composizione dei costi (in percentuale sul totale di oltre 16 miliardi):
(a) Costi diretti: 14,22% a loro volta suddivisi in: perdita di produttività 3,6% (sia a livello di impresa che di entrate per lo Stato); costi sanitari 2,75%; costi giudiziari 2,5%; costi legali 1,7%; ordine pubblico 1,4%; consulenza psicologica 0,9%; servizi sociali comuni 0,9%; droghe 0,27%; centri antiviolenza 0,05%.
(b) Per i costi indiretti non monetari (derivati dalla simulazione di risarcimento, danni fisici, morali e biologici) la somma è dell’85,78%.
Lo studio italiano riguarda diverse forme di violenza, sia domestica che non domestica, violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica. Il reddito della donna sembra essere un elemento importante per stimare la probabilità di subire violenza e il tipo: se la donna guadagna meno del marito, aumenta la violenza psicologica; se guadagna di più, aumenta la violenza sessuale.
La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE
Il grafico 1 illustra i costi della violenza (monetaria e non) in Italia.
Grafico 1. Costi della violenza in Italia
L’Italia investe più di 6 milioni di euro per le azioni di contrasto, che comprendono tutto, dalla prevenzione alle iniziative culturali e di sensibilizzazione. Una cifra esigua a fronte di 17 miliardi di euro di costi legati alla violenza I costi tragici della violenza sulle donne | inGenere
La stessa fonte dice che solo per i costi monetari diretti si spendono 1,8 miliardi l’anno, tra assistenza sanitaria (460,4 milioni), consulenza psicologica (158,7 milioni), farmaci (44,5 milioni), spese per l’ordine pubblico (235,7 milioni) e spese giudiziarie (421,3 milioni), spese legali (289,9 milioni), servizi sociali dei comuni (154,6 milioni) e centri antiviolenza (7,8 milioni).
Si tratta di “costi finanziari e immediati per il sistema” che lo Stato e la comunità devono sostenere: dall’assistenza sanitaria appunto, alle indagini delle forze dell’ordine, alla necessità di istituire servizi sociali e strutture di accoglienza. Oltre ai costi diretti, ci sono anche 604 milioni generati da “effetti moltiplicatori economici”, cioè perdite economiche per le aziende dovute alla perdita di produttività e alle sostituzioni, con una stima di 1,1 milioni di giorni lavorativi persi a causa della violenza.
Chi subisce violenza tende anche a diventare poco competitivo sul mercato del lavoro, a causa delle difficoltà relazionali, dell’assenteismo e degli stati di paura e ansia generati nelle vittime, che spesso si traducono in una perdita di lavoro e in una minore propensione a cercare un’occupazione per le donne che non lavorano. Questi costi si ripercuotono sulle aziende, ma anche sulle istituzioni assistenziali, o si traducono in mancato gettito fiscale per lo Stato.
L’ultima voce da aggiungere ai costi generati dalla violenza contro le donne è quella in termini umani e di sofferenza, che ammonta a 14,3 milioni di euro. Queste categorie di costi cercano di quantificare la perdita di potenziale umano, sociale ed economico dovuta alla sofferenza. Si tratta cioè di una stima che quantifica i danni fisici, morali e psicologici.
I dati Istat 2015, Istat.it – Violenza sulle donne riportano costi fisici, morali e biologici tra le donne che hanno subito violenza da parte del partner; più della metà soffre di perdita di fiducia e autostima (52,75%). Inoltre, vengono segnalati i seguenti disturbi: fobia e attacchi di panico (46,8%), mancanza di speranza e senso di impotenza (46,4%), disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), difficoltà di concentrazione e perdita di memoria (24,9%), dolori ricorrenti nel corpo (21,8%), difficoltà nella gestione dei figli (14,8) e idee autolesionistiche o suicide (12,1%).
Il grafico 2 illustra le conseguenze della violenza sulle donne, suddivise tra donne italiane e straniere.
Grafico 2. Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza in Italia per cambiamento di abitudini dopo il fatto e cittadinanza. Anno 2014 (per 100 vittime della stessa cittadinanza)
Le donne che dichiarano di aver cercato di rimuovere l’accaduto sono il 49,2%, percentuale che sale tra le donne che hanno subito molestie (57,8%), mentre è del 34,1% tra le donne che riferiscono di aver subito una violenza sessuale più grave. Molte riscontrano maggiori difficoltà relazionali, paura dei luoghi isolati e del buio, perdita di fiducia negli uomini, nonché depressione, ansia o stati di shock post-traumatico. Da notare, tuttavia, che in una piccola percentuale di casi (4,2%) le vittime riferiscono di sentirsi più forti/aggressive.
Circa il 5% delle donne ha dovuto assentarsi dal lavoro e una percentuale simile non è stata in grado di svolgere i compiti quotidiani di assistenza. Molte donne, inoltre, hanno avuto paura per la propria vita (fino al 36,1% dei casi, con un divario tra donne italiane e straniere di circa 10 punti percentuali a sfavore delle donne straniere) e per quella dei propri figli.
Un elemento, tuttavia, emerge molto chiaramente: tutti gli studi rappresentano delle sottostime dei costi della violenza, in quanto non possono considerare i casi non denunciati e quelli non denunciati. L’omertà o la reticenza è ancora molto forte. Dalla fonte I costi tragici della violenza sulle donne | inGenere.it si evince che ogni anno sono 52 mila le donne vittime di violenza che hanno sporto denuncia (compresi i reati di stalking), di cui 7 mila sono state vittime di stalking tra agosto 2012 e luglio 2013. Mentre il numero di donne che subiscono violenza ogni anno è di 1milione e 150mila donne.
Come afferma il Sole 24 ore (1/8/2019) La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE è stato istituito anche un fondo per le vittime di femminicidio. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha infatti stanziato 12 milioni di euro per finanziare: borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento lavorativo. Si tratta del Fondo rotativo di solidarietà per le vittime dei reati di mafia e dei reati intenzionali. La grande novità è che tutti potranno accedere ai fondi, e questo non dipenderà dal grado di giudizio ancora in corso. Nel 2018 sono stati stanziati 6,5 milioni di euro, nel 2019 circa 12,4 milioni di euro e nel 2020 14,5 milioni di euro.
In Italia, lo studio EIGE, The costs of gender-based violence in the European Union (europa.eu), ha stimato per il 2021 che la violenza di genere costa complessivamente 49,1 miliardi di euro, di cui 38,8 generati dalla violenza contro le donne. Il costo della sola violenza domestica contro le donne è stata stimato in 20,3 miliardi di euro, una cifra paragonabile all’indagine di WeWorld del 2013 (Quanto costa il silenzio? | Pubblicazioni – WeWorld) sul costo economico e sociale della violenza contro le donne, che all’epoca stimava invece in 17 miliardi di euro il costo in Italia della sola violenza contro le donne. In questo caso, il costo economico e sociale diretto totale della violenza contro le donne è stato stimato in almeno 2,37 miliardi di euro e comprende i costi diretti (1,8 miliardi di euro) e gli effetti moltiplicatori economici dovuti alla perdita di produttività (604 milioni di euro). Per contro, il costo derivante dai danni umani, emotivi ed esistenziali della violenza contro le donne è stato stimato in 14,3 miliardi di euro.
Recentemente, il Sole 24 ore (26/09/2023) Violenza di genere, nuove norme ma mancano forze e formazione – Il Sole 24 ORE ha riportato la notizia dell’a proposta di legge 122/2023 che, in un unico articolo, modifica la legge “Codice Rosso” (69/2019) affinchè si adottino provvedimenti in merito alle violazioni dei tempi di ascolto della persona offesa (o del whistle-blower), audizione che dovrebbe avvenire entro tre giorni dalla denuncia del reato. In base alla nuova legge, il Procuratore della Repubblica può revocare l’assegnazione del procedimento al magistrato che non effettua l’audizione nei tempi previsti. Una misura circoscritta, ma altre novità più ampie sono contenute nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che ora è all’esame della Commissione Giustizia della Camera: si va dal rafforzamento dell’ammonimento al potenziamento delle misure preventive e cautelari, con una riduzione dei tempi dei procedimenti.
Fonti:
Quali sono i costi della violenza sulle donne? – Diversity Management (diversity-management.it)
La violenza sulle donne ha un altissimo costo sociale: 16 miliardi l’anno – ilSole24ORE.
Vingelli, Giovanna, Badalassi, Giovanna, Garreffa, Franca et al. Quanto costa il silenzio? Indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza contro le donne. Grafica Aelle snc, 2013.
I costi tragici della violenza sulle donne | inGenere
Istat.it – Violenza sulle donne
The costs of gender-based violence in the European Union (europa.eu)
Quanto costa il silenzio? | Pubblicazioni – WeWorldViolenza di genere, nuove norme ma mancano forze e formazione – Il Sole 24 ORE
3. Distribuzione per età della violenza domestica
Nel marzo 2022, la 53esima sessione della Commissione statistica ha approvato Le “Linee guida statistiche per la misurazione delle uccisioni di donne e ragazze legate al genere (anche indicato come “femminicidio”)”. In queste linee guida gli omicidi legati al genere, comunemente indicati come femminicidi, sono definiti come quelli che comportano l’uccisione di una donna in quanto donna.
Le variabili necessarie per identificare un femminicidio sono molte e riguardano sia la vittima, sia l’autore, sia il contesto della violenza. Per riassumere da un punto di vista statistico, sono inclusi nella definizione tre tipi di omicidi legati al genere: omicidi di donne da parte di un partner; omicidi di donne da parte di un altro parente; omicidi di donne da parte di un’altra persona, nota o sconosciuta, ma che si verificano attraverso un modus operandi genere-specifico o in un contesto legato alla motivazione di genere. I dati riportati nella figura seguente sono quelli raccolti dalla Casa delle Donne di Bologna, che pubblica un rapporto annuale basato sui dati pubblicati dalla stampa sui femminicidi in tutto il Paese. https://femicidiocasadonne.wordpress.com
Secondo la figura, il picco più alto dei femminicidi (oltre il 40%) avviene tra donne di età compresa tra i 46 e i 60 anni, mentre il 30% riguarda donne di età compresa tra i 36 e i 45 anni. È inoltre significativo notare quali armi sono state utilizzate per commettere il crimine: c’è una netta prevalenza dell’uso di armi contundenti con il 40%, armi da fuoco nel 22% dei casi o lo strangolamento appena sotto il 20% mentre l’uso di armi improprie o le percosse si attestano intorno al 10%.
4. Numero di decessi
Nella figura precedente, si può notare che il numero di decessi è leggermente diminuito nel periodo dal 2013 al 2019, per poi aumentare drasticamente negli anni successivi fino al 2022, quando sono morte 113 donne.
Almeno il 46% dei femminicidi è stato commesso dal partner attuale della donna, il 12,4% dall’ex partner, il 15,9% dal figlio, il 7,1% da un conoscente/amico, il 5,3% da un altro parente, il 2,7% dal padre, mentre una piccola percentuale riguarda clienti o altre persone non identificate.
Il luogo in cui si verificano più spesso i femminicidi è la casa della coppia per il 54,9%, mentre nel 22,1% dei casi si verificano a casa di lei. Gli altri luoghi citati sono una percentuale minore.
Dati più aggiornati, ma solo per quanto riguarda il numero di decessi, si possono trovare sul sito del Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Polizia Criminale, dove sono riportati i dati al 27 novembre 2023 sugli omicidi volontari con particolare attenzione a quelli delle donne.
Nel periodo 1° gennaio – 26 novembre 2023, sono stati registrati 298 omicidi, con 107 vittime di sesso femminile, di cui 88 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 56 sono state uccise per mano del partner/ex partner.
Analizzando gli omicidi nel suddetto periodo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un aumento del numero di eventi, da 294 a 298 (+1%), mentre il numero di vittime femminili è diminuito da 112 a 107 (-4%). I dati completi sono disponibili al seguente link: https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2023-11/report_settimanale_al_26_novembre_2023.pdf
Per finire ecco il link che riporta i principali risultati del sondaggio a livello europeo sulla violenza contro le donne del 2014, sia nella versione inglese che in quella italiana:
Italiano:
http://fra.europa.eu/sites/default/files/fra-2014-vaw-survey-at-a-glance-oct14_it.pdf