Modulo 7: Principi di cooperazione interistituzionale e valutazione del rischio nei casi di violenza domestica in team multiprofessionali

  1. Cooperazione inter-istituzionale
  2. Valutazione del rischio
  3. Excursus: Violenza Domestica in caso di calamità
  4. Cooperazione fra agenzie con particolare attenzione al settore sanitario
  5. Procedura penale in caso di violenza domestica
  6. Procedura penale nei casi di violenza domestica in Italia

Fonti

Obiettivi di apprendimento

+  capire come lavorano gli operatori di primo intervento, con particolare attenzione al settore medico

+ capire perché la cooperazione nei team multiprofessionali è più effcace nell’affrontare la violenza domestica.

+  comprendere le sfide multiformi associate alla cooperazione multiprofessionale in tempi di pandemia, come il disastro causato dal COVID-19.

Nota: i materiali didattici non sono adattati alle esigenze di ogni Paese. Essi infatti includono casi generici che necessitano di un adattamento locale.


IMPRODOVA Video: Perché la cooperazione è importante nei casi di violenza domestica?

Descrizione: Il video spiega perchè la cooperazione è importante nei casi di violenza domestica.  

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1. Cooperazione inter-istituzionale1

Lavorare in una partnership multi-istituzionale è il modo più efficace per rispondere alla violenza domestica a livello operativo e strategico. La formazione iniziale e continua, il supporto organizzativo e la supervisione sono in questo essenziali.

La violenza domestica ha un impatto negativo su individui, famiglie e relazioni. Essa infatti: incide sulla salute, sul benessere e sull’istruzione dei bambini e delle bambine che assistono o subiscono abusi; incide sull’economia, sulle imprese e sui datori di lavoro della comunità in cui lavorano le vittime, i sopravvissuti o gli autori ed infine aumenta la richiesta di alloggi e comporta altri bisogni di assistenza sanitaria e sociale. Inoltre i fornitori di servizi e le Istituzioni spesso affrontano gli stessi problemi relativi alla violenza in modi diversi, con interventi e risultati differenti.

Principi di lavoro multi-istituzionale

Per garantire una partnership di successo, è possibile sviluppare e concordare alcuni principi tra le diverse Istituzioni che lavorano insieme. I punti elencati di seguito possono aiutare i professionisti e le organizzazioni a definire e concordare alcuni principi che tutte le Istituzioni che lavorano insieme dovrebbero rispettare.

  • Comprendere che senza un’efficace prevenzione e un intervento precoce la violenza domestica spesso si aggrava e, pertanto, è importante compiere ogni sforzo per identificare e sostenere precocemente le vittime adulte e i minori.
  • Dare la priorità alla sicurezza delle vittime-sopravvissute e dei loro figli o delle loro figlie quando si considerano gli interventi e agire immediatamente quando viene rilevato un rischio di danno.
  • I dati relativi a tutti gli episodi di violenza domestica devono essere registrati, analizzati e condivisi con la direzione delle Istituzioni che collaborano regolarmente e in modo appropriato.
  • Incoraggiare la cooperazione con le istituzioni e le autorità che lavorano con gli autori di violenza, al fine di valutare i rischi su base multiprofessionale e prevenire nuovi episodi di violenza.
  • Durante il primo contatto con i servizi, è necessario ottenere il consenso informato della vittima-sopravvissuta per garantire che le informazioni possano essere condivise tra le istituzioni, quando necessario, senza inutili ritardi.
  • Lavorare in modo cooperativo per fornire un ambiente favorevole e supportivo che incoraggi le persone a denunciare la violenza domestica alla polizia e ad altri professionisti e istituzioni.
  • Rispettare la riservatezza e la privacy ogni volta che è possibile e comprendere i rischi associati alla condivisione delle informazioni nel contesto della violenza domestica.
  • Sviluppare e rispettare politiche e procedure comuni per guidare la condivisione delle informazioni tra le diverse organizzazioni.
  • Garantire che le vittime-sopravvissute siano trattate con rispetto e dignità, ascoltandole, dando credito alle loro esperienze e assicurando loro che non sono mai da incolpare.
  • Dare alle vittime sopravvissute alla violenza domestica la possibilità di fare scelte e prendere decisioni ben informate, laddove possibile. Non prendere decisioni al posto loro e senza il loro coinvolgimento.
  • Garantire che i servizi siano sensibili alle diverse esigenze delle vittime-sopravvissute, considerando la loro età, disabilità, genere, razza o etnia, religione o credo, orientamento sessuale, ma riconoscere che tali differenze non debbano essere usate come un pretesto per accettare o perpetrare la violenza domestica o altre pratiche dannose.
  • Riconoscere che le vittime-sopravvissute e i loro figli o figlie sono maggiormente a rischio quando tentano di interrompere una relazione abusiva o cercano aiuto.
  • Le informazioni relative ai pazienti in ambito sanitario e odontoiatrico sono soggette a regole di riservatezza. È quindi importante sapere quando è possibile rompere la riservatezza interna ed esterna.
Sfide associate al lavoro multi istituzionale 2

Il lavoro con più istituzioni presenta delle sfide. Fondamentalmente, istituzioni e fornitori di servizi diversi hanno missioni, visioni, valori, scopi e obiettivi organizzativi diversificati. Hanno obiettivi e compiti differenti e possono anche avere regole, regolamenti e meccanismi di lavoro diversi. Ciò rende difficile per i professionisti di queste istituzioni lavorare insieme allo stesso “ritmo”. Potrebbe anche esserci una mancanza di comprensione del ruolo e delle responsabilità del personale e il linguaggio utilizzato dagli individui e dalle organizzazioni potrebbe essere diverso, con conseguenti problemi di collaborazione.

Un buon esempio per elaborare questo aspetto è la differenza nel linguaggio, nelle definizioni e nelle etichette utilizzate per riferirsi alla vittima-sopravvissuto in uso, tra cui “vittima” (sistema giudiziario penale), “sopravvissuto/a” (organizzazioni incentrate sulle donne), “paziente” (servizi sanitari), “inquilino/a” (servizi abitativi), “utente del servizio” (agenzie) e “cliente” (assistenza sociale per adulti). Quando si lavora con gli autori di reato, il termine vittima viene utilizzato anche nel senso del diritto penale, ma può anche riferirsi a “parenti” e “clienti” in generale.

I dati raccolti da istituzioni diverse non sono confrontabili a causa delle differenze nel tipo di dati raccolti, nelle modalità di raccolta e archiviazione o per la mancanza di dati o nei meccanismi di trasferimento dei dati. Inoltre, le diverse organizzazioni possono avere una diversa concezione di ciò che costituisce violenza domestica e del suo impatto. Anche l’elevato turnover del personale nelle organizzazioni costituisce un ostacolo e influisce sulla comunicazione, anche perché ci vuole tempo per sviluppare relazioni di fiducia reciproca.

Inoltre, i diversi servizi non sempre comunicano tra loro, anche perchè spesso non sono autorizzati a scambiarsi informazioni, in parte per motivi di protezione dei dati, con la conseguente mancanza di condivisione di informazioni. Di conseguenza, le vittime devono fornire ripetutamente le loro informazioni, compresi i dettagli delle loro esperienze di abuso a persone diverse in organizzazioni diverse. Ricordare ripetutamente le esperienze vissute può tuttavia essere di per sé traumatico per le vittime-sopravvissute e di conseguenza esse possono essere dissuase dall’accedere ad interventi di sostegno.


2. Valutazione del rischio

La valutazione del rischio è fondamentale nella prevenzione della violenza domestica.3 Lo scopo della valutazione del rischio di violenza domestica è quello di prevenire la violenza ripetuta identificando il rischio di recidiva dell’autore4, le circostanzeche possono aumentare i rischi di violenza e i fattori di vulnerabilità della vittima; la valutazione del rischio consente di attuare gliinterventi per gestire le fonti di rischio.


La valutazione del rischio è necessaria nella pianificazione della sicurezza della vittima e nella gestione delle fonti di rischio. Questi sono i principali punti chiave:

  • È essenziale aiutare le vittime a valutare la loro sicurezza presente e futura e quella dei loro figli e delle loro figlie.
  • Spesso le vittime non vogliono rivolgersi immediatamente ad altri servizi specializzati o denunciare alla polizia. Pertanto, è molto importante che i membri del settore sanitario abbiano una conoscenza di base sulla valutazione del rischio  su come condurre le domande e come sostenere le vittime alla luce delle risposte. Tuttavia, non è necessario eseguire una valutazione del rischio completa.
  • Una valutazione completa del rischio, seguendo le migliori prassi, prevede infatti la raccolta di informazioni pertinenti sull’ambiente domestico, la richiesta di informazioni sulla percezione del rischio da parte della vittima e la formulazione di un giudizio professionale sui fattori di rischio attuali. 5 Di solito viene effettuata da servizi specializzati di assistenza alle vittime o dalla polizia.
  • La valutazione del rischio e un protocollo chiaro sono necessari per indirizzare i/le pazienti con lesioni causate da violenza domestica a ulteriori interventi, dopo una visita al pronto soccorso. La conoscenza di un caso di violenza domestica è anche associata a determinati obblighi di segnalazione e notifica, che variano a seconda del gruppo professionale implicato.
  • Ciò può riguardare gli obblighi di segnalazione e notifica dei gruppi professionali pedagogici e psicosociali nei casi di sospetto pericolo immediato per sé o per gli altri e di pericolo per il benessere di bambini e bambine.
  • Anche le professioni mediche sono soggette a speciali obblighi di segnalazione, regolati dalle rispettive leggi professionali.

Assicurarsi di

  • Dare priorità alla sicurezza della vittima
  • Adottare un approccio centrato sulla vittima
  • Adottare un approccio sensibile al genere
  • Applicare un approccio intersezionale: “Le caratteristiche di ogni singolo caso vengono prese in considerazione quando si identificano i bisogni individuali di sicurezza delle vittime, compresi il genere e l’identità o l’espressione di genere della vittima, l’etnia, la razza, la religione, l’orientamento sessuale, la disabilità, lo stato di residenza, le difficoltà di comunicazione, la relazione con l’autore del reato, o la sua dipendenza da quest’ultimo, e le precedenti esperienze di reato.” 6
Questo video presenta le tecniche di valutazione del rischio da utilizzare quando ci si prende cura di donne o bambini/e vittime di violenza. Dovrebbero essere utilizzate dopo aver letto la parte introduttiva sull’elaborazione del Piano di Sicurezza e l’utilizzo delle checklist di valutazione del rischio.

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Si consiglia pertanto vivamente di utilizzare una checklist standardizzata per la valutazione del rischio invece di ricorrere a domande improvvisate e guidate da sensazioni. Molti ospedali o centri di assistenza hanno uno strumento standard di valutazione del rischio che utilizzano abitualmente. Tuttavia, questo strumento può variare da un’istituzione all’altra e da un Paese all’altro.

Clicca qui per visionare gli strumenti di valutazione del rischio più utilizzati in Italia (HITS, WAST, DA5)

Qui sono elencati gli strumenti di valutazione del rischio più utilizzati a livello internazionale:

Valutazione del pericolo (danger assessment: DA) 8 9
  • Il Danger Assessment è uno strumento che aiuta a determinare il livello di pericolo di essere uccisa per una donna maltrattata dal proprio partner intimo.
  •  Lo strumento è composto da due parti: un calendario e uno strumento di valutazione a 20 item. Il calendario aiuta a valutare la gravità e la frequenza delle violenze subite nell’ultimo anno. La parte del calendario è stata concepita come un modo per aumentare la consapevolezza della donna e ridurre la negazione e la minimizzazione dell’abuso, soprattutto perché l’uso del calendario aumenta l’accuratezza del ricordo in altre situazioni.
  • Lo strumento, composto da 20 item, utilizza un sistema ponderato per assegnare un punteggio alle risposte sì/no ai fattori di rischio associati all’omicidio da partner nelle relazioni intime. Tra i fattori di rischio figurano le minacce di morte passate, lo status lavorativo del partner e l’accesso del partner a un’arma da fuoco.
  • Lo strumento è attualmente disponibile in inglese10, spagnolo, francese canadese, portoghese e brasiliano.
  • È stata sviluppata una versione breve a quattro item, chiamata Lethality Assessment, che può essere utilizzata dalle forze dell’ordine che rispondono alle chiamate di violenza domestica. Le donne ad alto rischio vengono indirizzate ad avvocati difensori che sono stati addestrati alla valutazione del rischio.
Guida alla valutazione del rischio di violenza domestica (DVRAG) 11

La Domestic Violence Risk Appraisal Guide (DVRAG) contiene gli stessi item dell’Ontario Domestic Assault Risk Assessment (ODARA), ma incorpora anche i risultati della Psychopathy Checklist Revised (PCL-R). Il DVRAG è uno strumento di 14 item che valuta la probabilità di violenza da partner intimo perpetrata da uomini nei confronti di una partner femminile e il modo in cui questo rischio si confronta con quello di altri maltrattanti. Questi strumenti possono anche prevedere la velocità e il numero di reati recidivi e la gravità delle lesioni causate. Oltre ai criteri generali di attribuzione dei punteggi vi sono comprese le istruzioni per l’attribuzione dei punteggi e per l’interpretazione dell’ODARA.12 Il DVRAG è destinato all’uso da parte di clinici forensi e funzionari della giustizia penale che possono accedere ad informazioni approfondite.

Valutazione del rischio di DASH 13

DASH (domestica buse-stalking-honour) è l’acronimo di abuso domestico, stalking e violenza “d’onore”. Lo strumento di valutazione del rischio è il risultato dell’analisi della documentazione di 47 omicidi domestici e della catalogazione delle principali variabili di rischio utili per sviluppare il modello di rischio DASH. La checklist DASH è utilizzata da diverse istituzioni in Scozia, compresa la polizia. Tuttavia, non è stata introdotta ovunque all’interno della Scozia. La checklist del rischio DASH è considerata uno strumento coerente e semplice per gli operatori che lavorano con le vittime adulte di abusi domestici e serve ad  identificare coloro che sono ad alto rischio di danno e i cui casi dovrebbero essere sottoposti a una riunione della MARAC (Multi-Agency-Risk-Assessment-Conference) per gestire il rischio (per quanto concerne il MARAC si veda in seguito).

Questo è un video di introduzione alla valutazione del rischio nei casi di violenza domestica con l’utilizzo della checklist DASH RIC: https://www.youtube.com/watch?v=AB00K1jiFUc&t=23s

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BIG 26 14

Il Domestic Abuse Intervention Program (DAIP) di Duluth, Minnesota, USA, ha sviluppato una checklist di 26 domande per valutare il pericolo derivante dalla violenza da parte dell’abusante. Il modello di Duluth sottolinea l’importanza della cooperazione tra le istituzioni e della risposta coordinata della comunità contro la violenza, per garantire la sicurezza della vittima e perseguire la  responsabilità dell’autore del reato.

DyRiAS Partner intimo 15

DyRiAS è l’acronimo di Dynamic Risk Assessment Systems. DyRiAS Intimate Partner viene utilizzato in Germania, Austria e Svizzera dal gennaio 2012. Lo strumento misura il rischio di commettere atti di violenza grave contro il partner intimo. Inoltre, una scala separata misura il rischio di violenza fisica lieve o moderata. DyRiAS-Intimate Partner registra solo la violenza nelle relazioni eterosessuali, perpetrate da un partner (o ex) maschile. La durata della relazione attuale o precedente è irrilevante e può variare da una relazione breve a una relazione a lungo termine. Nel complesso, il DyRiAS Partner Intimo comprende 39 item.


Conferenza di valutazione dei rischi multi-istituzionale (MARAC: Multi-Agency-Risk-Assessment-Conference) 16

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Una MARAC è una riunione in cui vengono condivise le informazioni sui casi di abuso domestico a più alto rischio tra i rappresentanti della polizia locale, della sanità, della protezione dei minori, dei professionisti dell’alloggio, dei consulenti indipendenti per la violenza domestica (Independent Domestic Violence Advisors: IDVA), della libertà vigilata e di altri specialisti del settore legale e del volontariato. Essi parlano della vittima, della famiglia e dell’autore del reato e condividono le informazioni. L’incontro è riservato. Insieme, i partecipanti scrivono un piano d’azione per ogni vittima. Alla base di una MARAC c’è il presupposto che nessuna istituzione o individuo può vedere il quadro completo della vita di una vittima, ma tutti possono avere intuizioni cruciali per la sua sicurezza.

Si noti che nei diversi Paesi vengono utilizzati strumenti di valutazione del rischio diversi.



3. Excursus: La violenza domestica in caso di calamità 17

Il video evidenzia l’influenza delle catastrofi/calamità sul tasso di violenza domestica.

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Quarantena, restrizioni, scuole chiuse, lavoro a domicilio/smart-working, lavoro part time, preoccupazioni finanziarie e paura del futuro: tutti questi fattori possono potenzialmente causare un aumento dello stress nelle relazioni e nella vita familiare. Si sospetta quindi che ci sia stato e continuerà ad esserci un aumento significativo della violenza tra le mura domestiche. La pandemia da COVID-19 è presentata qui come caso studio come esempio di come le catastrofi possano avere un impatto sulla violenza.

Tra i fattori di rischio per l’aumento dei casi di violenza domestica vi sono:

  • I problemi di salute fisica e mentale sono aumentati durante l’isolamento, poiché i servizi sanitari sono stati accessibili solo in misura limitata. Ciò ha avuto un impatto negativo sullo stato di salute degli individui, ha aumentato i loro livelli di stress e spesso ha portato a un aumento delle aggressioni violente.
  • L’insicurezza economica o la disoccupazione, accompagnate da preoccupazioni finanziarie, possono rafforzare meccanismi di coping distruttivi.
  • La violenza ha sempre a che fare con il potere. In tempi di crisi e di isolamento, con i relativi sentimenti di impotenza, perdita di controllo e mancanza di potere; la violenza è presumibilmente un mezzo per riconquistare il controllo e il potere.
  •  Le barriere linguistiche, la chiusura dei punti di contatto o il fatto che gli assistenti sociali siano presenti sul posto solo in misura limitata a causa delle misure di protezione, possono rendere l’accesso ai servizi di supporto molto più difficile.
  • Le vittime erano anche riluttanti a usufruire dei servizi di supporto per paura di contrarre il COVID-19.
  • Il distanziamento sociale può limitare i contatti tra gli individui a tal punto che le vittime potrebbero non osare cercare aiuto senza la vicinanza e l’incoraggiamento degli assistenti sociali. Allo stesso modo, i caregiver, i conoscenti o gli estranei, come i datori di lavoro o il personale scolastico, non vengono a conoscenza del problema e non possono agire come sostenitori. D’altra parte, i vicini di casa sono più attenti e presenti e, a causa delle restrizioni iniziali, devono essere considerati un fattore protettivo.18
Violenza domestica durante la pandemia di COVID-19 nei paesi dell’UE 19

Durante la pandemia COVID-19, nei Paesi dell’UE è stato registrato un aumento della violenza domestica.

Le denunce alla polizia vengono spesso ricevute con un certo ritardo o non vengono segnalate affatto. Inoltre, gli incidenti sono più spesso denunciati dalle persone a cui le vittime sono legate.

Le restrizioni legate al COVID-19 hanno impedito la denuncia a causa della mancanza di contatti sociali. Pertanto, un numero maggiore di casi rispetto al solito potrebbe essere rimasto inosservato. Di conseguenza, si può ipotizzare che ci sia stato un numero elevato di casi non denunciati.

Questa logica può spiegare perché, oltre a un aumento dei casi di violenza domestica denunciati in molte aree, in altre aree il numero sia diminuito. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che l’autore della violenza fosse sempre presente in casa e la vittima non aveva la possibilità di chiedere aiuto e/o di denunciare il reato senza rischiare un’escalation di violenza.

Il documento “The COVID-19 pandemic and intimate partner violence against women in the EU20 (La pandemia COVID-19 e la violenza nelle relazioni intime contro le donne nell’UE) offre una panoramica preliminare delle misure intraprese in tutta l’UE per sostenere le vittime di violenza durante l’epidemia COVID-19 (da marzo a fine settembre 2020). Il documento identifica esempi di buone pratiche e fornisce raccomandazioni iniziali per l’UE e gli Stati membri su come sostenere meglio le vittime durante la pandemia, così come in altre potenziali crisi o catastrofi.

Raccomandazioni per combattere e individuare meglio la violenza domestica durante la pandemia

Le misure restrittive per contenere il COVID-19 nella primavera del 2020 hanno portato il problema della violenza domestica sempre più all’attenzione dell’opinione pubblica e della polizia.

I media, la politica e le ONG hanno riferito che in condizioni di COVID-19, soprattutto le donne e i minori hanno subito un aumento della violenza. Anche l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE) ha supportato le richieste all’UE e ai suoi Stati membri di utilizzare la pandemia COVID-19 come un’opportunità per intensificare gli sforzi per proteggere i diritti delle donne. 21

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le donne delle Nazioni Unite hanno sottolineato l’importanza della raccolta dei dati durante la pandemia COVID-19, che è uno strumento cruciale per mitigare gli effetti negativi sulle donne e sulle ragazze colpite dalla violenza e per sviluppare strategie di prevenzione per le crisi future:, è fondamentale che la ricerca fornisca politiche e risposte pratiche immediate e a lungo termine. 22 23

Sono state formulate le seguenti raccomandazioni:

  • Le autorità preposte all’applicazione della legge devono garantire che agli episodi di violenza domestica sia data la massima priorità e che vengano affrontate le manifestazioni di violenza associate al COVID-19.
  • Il settore sanitario deve sempre garantire che le vittime di violenza domestica abbiano accesso a informazioni e servizi sulla salute sessuale e riproduttiva.
  •  I servizi di assistenza del settore sociale dovrebbero fornire un maggior numero di servizi online di supporto alle crisi, come linee telefoniche dirette e chat. I servizi di assistenza di emergenza/diurna dovrebbero essere estesi a tutte le famiglie, non solo ai genitori che svolgono lavori rilevanti.
Come sostenere le vittime di violenza domestica durante una pandemia?
  • Se le vittime di violenza domestica non vogliono rivolgersi alla polizia o ai servizi di assistenza perché non si fidano delle istituzioni statali o perché hanno già avuto brutte esperienze, il primo passo per uscire dalla situazione di violenza può essere fatto con le help line o le chat e  se è possibile farlo in sicurezza a casa. In seguito è possibile ricevere ulteriore aiuto.
  • È importante che le vittime siano sempre consapevoli che la colpa non è mai loro e che ciò che sta accadendo è sbagliato. Una chiara dichiarazione e condanna della violenza domestica da parte dei media, soprattutto in tempi di pandemia, aiuta le persone colpite a cercare ulteriore sostegno.
  • Le preoccupazioni per le conseguenze economiche della separazione possono rendere difficile per le vittime di violenza domestica trovare una via d’uscita dalla loro situazione. Alcune vittime dipendono finanziariamente dal partner, ad esempio perché non sono più in grado di svolgere un lavoro retribuito a causa della cura dei familiari e dell’assistenza ai bambini, o perché sono state licenziate nel corso della pandemia COVID-19. Alcuni Paesi, come la Germania, dispongono di un sistema di assistenza funzionante per alleviare le difficoltà economiche delle vittime di violenza domestica dopo una separazione. Non è così in altri Paesi.
  • Informazioni scritte sulla violenza nelle relazioni intime e sulla violenza domestica dovrebbero essere disponibili negli spazi pubblici sotto forma di poster e opuscoli o volantini disponibili in aree private come i bagni (con avvertimenti appropriati di non portarli a casa se l’autore del reato è lì). L’offerta di un codice QR che porta a un sito web con ulteriori informazioni può quindi essere utile. I poster, gli opuscoli o i volantini devono essere rivolti alle donne e agli uomini vittime di violenza domestica e non devono utilizzare stereotipi. La designazione di persone di contatto sul posto e fornire numeri di telefono di centri di consulenza o di siti web che offrono consulenza (anonima) possono aiutare le vittime di violenza domestica a cercare aiuto.
  • In caso di minaccia grave, le vittime dovrebbero chiamare il numero di emergenza della polizia. Devono indicare il proprio nome, l’indirizzo, ulteriori informazioni e, se necessario, il possesso di un’arma da parte dell’aggressore, sottolineando la necessità di un aiuto immediato. In attesa dell’arrivo della polizia, le vittime e gli eventuali minori devono mettersi al sicuro, ad esempio presso i vicini o i negozi.

4. Cooperazione tra istituzioni con particolare attenzione al settore sanitario

Descrizione: Il video presenta il caso fittizio di abuso domestico di “Rita”. Mostra come la collaborazione con gli altri professionisti possa essere utile per sostenere Rita nel migliore dei modi.

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Caso Studio: La violenza domestica ha un impatto negativo sui minori

Gabby ha sposato suo marito Nick dopo una lunga relazione e poco dopo si è trasferita nella fattoria di famiglia del marito. La coppia era felice nella fattoria e presto ebbe il primo figlio. Durante la gravidanza il comportamento di Nick cominciò a cambiare e quando nacque la figlia la relazione non era più come prima. Nick sembrava ritirato e passava lunghi periodi di tempo da solo. Cominciò a ricordare a Gabby il padre di Nick, che era sempre stato una presenza severa nella sua vita.

Il comportamento di Nick divenne minaccioso e controllante, soprattutto in relazione al denaro e ai contatti sociali. Era sempre più aggressivo nelle discussioni e spesso urlava e lanciava oggetti per la stanza. Gabby pensava che, poiché non le faceva del male fisicamente, il suo comportamento non si qualificasse come abuso. Nick non mostrava molto interesse per la figlia Jane, tranne che in pubblico, dove appariva come un padre affettuoso e amorevole.

Jane era  una bambina ben educata, tuttavia Gabby si rese conto che non era in grado di lasciarla con qualcun altro. Jane piangeva e diventava visibilmente angosciata quando Gabby la affidava a qualcun altro per essere allattata. Questo era stressante per Gabby e significava anche che le sue attività sociali erano ulteriormente limitate.

Jane ha impiegato molto tempo per gattonare, camminare e iniziare a parlare. I suoi ritmi di sonno erano interrotti e spesso Gabby non dormiva per tutta la notte, anche quando Jane aveva più di 12 mesi. Quando Jane iniziò a parlare, sviluppò una balbuzie che ostacolò ulteriormente lo sviluppo del linguaggio. Gabby si preoccupava molto per Jane. Il medico di famiglia le disse che si trattava di un fenomeno normale per alcuni bambini e che, se i problemi di linguaggio fossero continuati, avrebbe sempre potuto inviare Jane da uno specialista in un secondo momento.

Dopo alcuni anni, il comportamento di Nick divenne inaccettabile per Gabby. Durante i litigi, Nick impugnava il fucile che aveva per scopi agricoli e Gabby lo trovava molto minaccioso. In diverse occasioni, gli oggetti lanciati da Nick colpirono Gabby e lei ebbe sempre più paura per la figlia. Gabby decise di andarsene e consultò il servizio antiviolenza, che la assistette per ottenere un ordine di intervento contro Nick.

Quando Gabby allontanò Jane da Nick, il suo comportamento cambiò. Lo sviluppo di Jane sembrò accelerare e Gabby non riusciva a capirne il motivo. Nell’ambito della sua consulenza presso un servizio locale per le donne, Gabby ha discusso questo problema e il suo consulente ha riconosciuto il ritardo nello sviluppo, la balbuzie, l’irritazione e l’ansia da separazione come effetti della precedente situazione di abuso di Jane.

Questa può essere considerata un’occasione mancata per identificare la violenza familiare. Se il medico di famiglia avesse chiesto a Gabby o a Nick (che aveva presentato un dolore cronico alla schiena) informazioni sulla loro relazione, su ciò che stava accadendo alla famiglia e in particolare a Jane, la situazione avrebbe potuto essere identificata molto prima.

Compiti di riflessione

a) Che cosa avrebbero potuto fare di meglio le persone coinvolte?

b) Prendetevi un momento per considerare quali istituzioni e professionisti avrebbero dovuto essere coinvolti nel sostegno e/o nella fornitura di servizi a Gabby fin dall’inizio.

c) Fate un elenco dei diversi professionisti che compongono l’équipe multidisciplinare della vostra organizzazione e che potrebbero essere coinvolti nell’offerta di servizi per chi ha subito violenza domestica (questo varierà a seconda della vostra sede).

 L’ampia gamma di professionisti, servizi e istituzioni specializzate che possono essere coinvolti nel sostegno alle vittime-sopravvissute alla violenza domestica può includere – ma non solo – servizi di assistenza sanitaria primaria e secondaria, servizi di salute mentale, servizi di violenza sessuale, assistenza sociale, agenzie di giustizia penale, polizia, libertà vigilata, giustizia giovanile, abuso di sostanze, servizi specializzati nella violenza domestica, servizi per l’infanzia, servizi abitativi e istruzione.

Adattato da un caso  studio di   RACGP (2014): Abuse and Violence: Working with our patients in general practice


Gli operatori sanitari hanno una responsabilità significativa nel riconoscere e affrontare i casi di violenza domestica. Cinque temi chiave contribuiscono a preparare gli operatori sanitari ad affrontare efficacemente la violenza domestica:

  • Dimostrare impegno;
  • Adottare una mentalità di sostegno;
  • Costruire relazioni di fiducia;Impegnarsi in un lavoro di squadra collaborativo;
  • Ricevere il supporto del sistema sanitario.

Questi elementi costituiscono la base del modello CATCH, acronimo di Commitment, Advocacy, Trust, Collaboration, and Health System Support.

Il Modello CATCH e il Modello delle Fasi del Cambiamento possono servire come risorse preziose per i formatori che intendono progettare programmi educativi che rispondano a diversi livelli di preparazione per impegnarsi efficacemente in questo lavoro. Inoltre, questi modelli possono aiutare i dirigenti e i responsabili dei programmi nel campo della violenza domestica a comprendere i punti di forza e le potenziali resistenze della loro forza lavoro.


5. Procedura penale nei casi di violenza domestica

Nella procedura penale per i casi di violenza domestica, vengono seguite diverse fasi essenziali per garantire una risposta esauriente e giusta.

  • La violenza domestica si verifica: In primo luogo, il processo inizia tipicamente quando si verifica un episodio di violenza domestica all’interno di un ambiente domestico o familiare o in una (ex) relazione. Questo può comportare varie forme di violenza, tra cui quella fisica, psicologica, sessuale, digitale o finanziaria.
  • Denuncia: La denuncia dell’incidente è spesso fatta dalla vittima o da una persona interessata e serve ad avviare formalmente il processo legale. La denuncia può essere una decisione difficile per la vittima e la sua decisione di non denunciare deve essere rispettata. Tuttavia, denunciare la violenza può essere un passo importante per cercare assistenza e responsabilizzare gli autori. In alcuni Paesi europei, ad esempio in Francia, le indagini della polizia proseguono anche quando la vittima non vuole sporgere denuncia.
  • Documentazione: La documentazione prevede la raccolta delle dichiarazioni della vittima, dei testimoni e del presunto autore del reato. Oltre ai resoconti verbali, gli agenti possono raccogliere prove fisiche, come fotografie di ferite, e mettere al sicuro qualsiasi documento o oggetto rilevante che possa essere usato come prova in tribunale.
  • Supporto: Contemporaneamente, alle vittime vengono offerti sostegno e protezione immediati. Questo può includere cure mediche per le ferite, servizi di consulenza o rifugi per garantire la loro sicurezza. Gli assistenti sociali o le organizzazioni di supporto possono essere coinvolti per rispondere alle esigenze emotive e pratiche della vittima in questo momento difficile.
  • Indagini: Una fase critica del processo è quella delle indagini. Le forze dell’ordine conducono un esame approfondito del caso, con l’obiettivo di costruire un fascicolo completo. Ciò comporta la raccolta di ulteriori prove, l’interrogatorio di testimoni e la valutazione della credibilità di tutte le parti coinvolte. L’obiettivo è stabilire se esistono prove sufficienti per sostenere le accuse penali contro il presunto colpevole.
  •  Procedimento penale: Infine, se l’indagine produce prove sufficienti, il caso viene deferito all’ufficio del pubblico ministero. I pubblici ministeri esaminano il caso e decidono se presentare un’accusa contro il presunto autore del reato. Se le accuse vengono formulate, il procedimento va avanti. Questo può comportare udienze in tribunale, processi e potenziali sanzioni per l’accusato, con l’obiettivo finale di assicurare la giustizia, proteggere le vittime e ritenere gli autori dei reati responsabili delle loro azioni.

La seguente illustrazione mostra le singole fasi della procedura penale nei casi di violenza domestica e spiega come sono collegate tra loro:


6. Procedura penale nei casi di violenza domestica in Italia

  • In Italia, le persone che hanno bisogno di assistenza immediata possono chiamare i seguenti numeri di emergenza: 112 (carabinieri), 113 (polizia), 1522 (centri antiviolenza) o il 118 (ospedale) per ottenere una risposta rapida e un’eventuale assistenza medica. Il 1522 risponde 24 ore su 24 e fornisce assistenza multilingue alle vittime di violenza di genere che necessitano di informazioni, supporto sociale, medico o legale.
  • La violenza domestica quando reiterata configura il reato di maltrattamento contro familiari e viene perseguita d’Ufficio. Quando non vi è evidenza di reato reiterato nel tempo, la violenza domestica è perseguibile d’Ufficio qualora produca lesioni personali gravi (con prognosi >40 giorni, o con esiti), quando la prognosi è > di 20 giorni e il fatto è commesso contro persona incapace, per età o infermità, se il fatto è commesso con armi o sostanze corrosive, o se ha determinato sfregio o deformazione del viso. In questi casi la denuncia deve essere riportata alla polizia direttamente dal personale sanitario che ha assistito la vittima.
  • La polizia ha l’obbligo di notificare immediatamente il reato al pubblico ministero. Il pubblico ministero ha 3 giorni di tempo per assumere informazioni dalla persona offesa o dalla persona che ha denunciato i fatti di reato; questo termine può essere prorogato solo in presenza di imprescindibili esigenze di tutela dei minori o della riservatezza delle indagini, anche nell’interesse della persona offesa. La polizia giudiziaria deve quindi procedere senza indugio al compimento degli atti di indagine preliminare delegati dal pubblico ministero.
  • Le indagini preliminari possono accertare l’insussistenza del reato, determinando la decisione di non iscrivere la notizia di reato o di accertare successivamente che la situazione non costituisce reato, oppure possono determinare l’avvio di un procedimento penale nei confronti dell’indagato.
  • Se il reato è perseguibile a querela della persona offesa (ad esempio, lesioni personali con prognosi <40 giorni), la vittima ha a disposizione  12 mesi sia nel reato di violenza domestica che sessuale per presentare una denuncia all’autorità giudiziaria.
  • Se all’autore della violenza è stato vietato di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa, il giudice è autorizzato a utilizzare dispositivi elettronici o altri dispositivi tecnici (il cosiddetto braccialetto elettronico) per garantire il rispetto della misura coercitiva.
  • Il giudice è inoltre tenuto a informare la persona offesa e il suo difensore dell’adozione di provvedimenti di scarcerazione, di cessazione della misura di sicurezza detentiva, di evasione, di applicazione delle misure di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, di revoca o sostituzione delle misure coercitive o interdittive nei confronti dell’autore delle violenze.
  • L’approccio italiano alla violenza domestica privilegia la rieducazione e la riabilitazione piuttosto che le sanzioni o la sospensione della pena. Questo approccio cerca di sostenere gli individui nel superare i comportamenti violenti e nel promuovere relazioni più sicure e rispettose.


Fonti

  1. https://www.improdova.eu/pdf/IMPRODOVA_D2.4_Gaps_and_Bridges_of_Intra-_and_Interagency_Cooperation.pdf?m=1585673383& ↩︎
  2. https://www.improdova.eu/pdf/IMPRODOVA_D2.4_Gaps_and_Bridges_of_Intra-_and_Interagency_Cooperation.pdf?m=1585673383& ↩︎
  3. Kropp, P. R. (2004). Some Questions Regarding Spousal Assault Risk Assessment. Violence Against Women, 10(6), 676–697. https://doi.org/10.1177/1077801204265019 ↩︎
  4. Svalin, K. & Levander, S. (2019). The Predictive Validity of Intimate Partner Violence Risk Assessments Conducted by Practitioners in Different Settings—a Review of the Literature. Journal of Police and Criminal Psychology. 35. https://doi.org/10.1007/s11896-019-09343-4. ↩︎
  5. Mann, L., & Tosun, Z. (2020, October 23). ASSESSING AND MANAGING RISKS IN CASES OF VIOLENCE AGAINST WOMEN AND DOMESTIC VIOLENCE. Council of Europe, p. 9. ↩︎
  6. EIGE “Risk assessment and risk management – Principle 4: Adopting an intersectional approach”, accessed 06.02.2024. https://eige.europa.eu/gender-based-violence/risk-assessment-risk-management/principle-4-adopting-intersectional-approach ↩︎
  7. https://www.improdova.eu/pdf/IMPRODOVA_D2.3_Risk_Assessment_Tools_and_Case_Documentation_of_Frontline_Responders.pdf?m=1585673380& ↩︎
  8. Campbell, J. C., Webster, D. W., & Glass, N. (2009). The Danger Assessment: Validation of a Lethality Risk Assessment Instrument for Intimate Partner Femicide. Journal of Interpersonal Violence, 24(4), 653-674. https://doi.org/10.1177/0886260508317180 ↩︎
  9. https://www.dangerassessment.org/About.aspx ↩︎
  10. https://www.dangerassessment.org/DATools.aspx ↩︎
  11. Hilton, N. Z., Harris, G. T., Rice, M. E., Houghton, R., & Eke, A. W. (2008). An indepth actuarial risk assessment for wife assault recidivism: The Domestic Violence Risk Appraisal Guide. Law and Human Behavior, 32, 150-163. doi:10.1007/s10979-007-9088-6. ↩︎
  12. https://books.google.co.uk/books?id=p1JoYbAAN7QC&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ↩︎
  13. https://safelives.org.uk/practice-support/resources-identifying-risk-victims-face ↩︎
  14. For more details see: https://www.theduluthmodel.org/ ↩︎
  15. https://www.dyrias.com/en/ ↩︎
  16. www.safelives.org.uk, p. 1, https://safelives.org.uk/sites/default/files/resources/MARAC%20FAQs%20General%20FINAL.pdf ↩︎
  17. Kersten, J., Burman, M., Houtsonen, J., Herbinger, P., & Leonhardmair, N. (Eds.). (2023). Domestic Violence and COVID-19: The 2020 Lockdown in the European Union. Springer. ↩︎
  18. Kersten, J., Burman, M., Houtsonen, J., Herbinger, P., & Leonhardmair, N. (Eds.). (2023). Domestic Violence and COVID-19: The 2020 Lockdown in the European Union. Springer. ↩︎
  19. European Institute for Gender Equality (EIGE), “The COVID-19 pandemic and intimate partner violence in the EU”, European Institute for Gender Equality, 2021 https://eige.europa.eu/sites/default/files/documents/20210224_mhna30566enn_pdf.pdf ↩︎
  20. https://eige.europa.eu/sites/default/files/documents/20210224_mhna30566enn_pdf.pdf ↩︎
  21. https://eige.europa.eu/printpdf/news/eu-rights-and-equality-agency-heads-lets-step-our-efforts-end-domestic-violence ↩︎
  22. https://www.unwomen.de/aktuelles/corona-eine-krise-der-frauen.html ↩︎
  23. https://www.unwomen.de/fileadmin/user_upload/Corona/gender-equality-in-the-wake-of-covid-19-en.pdf ↩︎
  24. Hegarty K, McKibbin G, Hameed M, Koziol-McLain J, Feder G, Tarzia L, Hooker L. Health practitioners’ readiness to address domestic violence and abuse: A qualitative meta-synthesis. PLoS One. 2020 Jun 16;15(6):e0234067. doi: 10.1371/journal.pone.0234067. PMID: 32544160; PMCID: PMC7297351. ↩︎
  25. Hegarty K, McKibbin G, Hameed M, Koziol-McLain J, Feder G, Tarzia L, Hooker L. Health practitioners’ readiness to address domestic violence and abuse: A qualitative meta-synthesis. PLoS One. 2020 Jun 16;15(6):e0234067. doi: 10.1371/journal.pone.0234067. PMID: 32544160; PMCID: PMC7297351. ↩︎